Storia dei Bersaglieri
Il Corpo dei Bersaglieri fu istituito in Piemonte, allora Regno di Sardegna, sulla base di una proposta del generale Alessandro La Marmora, il 18 giugno 1836. Il compito di questo Corpo era quello di svolgere funzione di esploratori ed assaltatori.
La specialità proposta doveva essere in grado di operare con spiccata autonomia e, quindi, doveva comprendere uomini particolarmente addestrati al tiro e pronti ad agire, pressoché isolati, per aprire il fuoco ad adeguata portata e concentrarlo su un punto dello schieramento nemico col preciso intento di "sorprendere, disturbare e sconvolgere i piani nemici".
STORIA
Il Corpo ebbe il suo battesimo del fuoco l'8 aprile 1848, alla battaglia del ponte di Goito, all'inizio della Prima Guerra d'Indipendenza, ove restò gravemente ferito lo stesso La Marmora.
Nell'aprile 1849 le truppe comandate dal La Marmora intervennero per sedare i moti nella città di Genova (vedi sacco di Genova).
Le Regie Patenti firmate da Carlo Alberto, autorizzarono all’inizio la costituzione di una sola compagnia ma in seguito, alla luce dei risultati ottenuti, esse aumentarono sensibilmente: in pochi anni le prime 4 Compagnie vennero riunite nel 1° Battaglione e nel marzo 1848 sorse il 2°.
Con il trascorrere degli anni aumentò il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859, 27 nel 1867 e nel 1861, divenuti 36, riuniti in sei comandi di reggimento con compiti amministrativi e disciplinari.
Protagonisti della presa di Roma del 20 settembre 1870, i battaglioni perdono l'autonomia operativa dal 1º gennaio 1871 e passano alle dipendenze dei reggimenti, portati a 10. Dal 1882 passano su quattro battaglioni ciascuno. Con l'ordinamento del 1910 presso ogni reggimento si forma un battaglione ciclisti, soppresso poi nel marzo 1919. Durante la prima guerra mondiale (1915-18) il corpo è ordinato in due divisioni speciali, 7 brigate, 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi.
L'Associazione d'Arma di riferimento è l'Associazione Nazionale Bersaglieri.
DECALOGO DI LA MARMORA
- Obbedienza
- Rispetto
- Conoscenza assoluta della propria arma
- Molto addestramento al tiro
- Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia
- Cameratismo
- Sentimento della famiglia
- Rispetto alle leggi ed onore al Capo dello Stato
- Onore alla Patria
- Fiducia in se stessi sino alla presunzione.
LE TRADIZIONI
La bandiera
La bandiera tricolore con scudo sabaudo fu adottata con Regio Decreto di Carlo Alberto dell'11 aprile 1848.
I Bersaglieri, in quanto ordinati al livello massimo di battaglione, non avevano né potevano avere la Bandiera, affidata soltanto ai Reggimenti. Non la ebbero nemmeno alla fine del 1870 quando i loro battaglioni furono ordinati in Reggimenti. Si ritenne, forse, che essa con le sue dimensioni, impedisse all’alfiere di sfilare di corsa alla testa del Reggimento. Quando, infatti, si giunse – il 19 ottobre 1920 – a consegnare anche ad essi il drappo tricolore, si ricorse al labaro col quale la corsa si effettuava agevolmente.
Il 7 giugno del 1938, infine, il Labaro venne sostituito dalla Bandiera nazionale, adottando un “formato ridotto” che offrisse meno resistenza al vento nella corsa. Con l'avvento della Repubblica, il “formato ridotto” lasciò il posto al “tipo unico”. L'alfiere dei Bersaglieri, tuttavia, ha continuato a sostenerla in modo da farla sventolare in alto, visibile da lontano a tutto il reparto.
Il piumetto o pennacchio
Cappello piumato dei bersaglieri
Il pennacchio è formato da penne di gallo cedrone (o urogallo) per la truppa e piume di struzzo color verde per gli Ufficiali. Qualche tempo dopo la fondazione, anche questi ultimi adottarono quello della truppa. Questo all'inizio veniva usato come protezione dal sole per l'occhio destro, quello che aveva il compito di mirare, e anche per la mimetizzazione, infatti quasi tutti i cacciatori dei vari eserciti, all'epoca della formazione del corpo, ricoprivano il berretto di penne e pennacchi per mimetizzarsi meglio.
Il cappello nero
Il cappello [vaira] dalla nota forma veniva portato (e deve esserlo tuttora) inclinato sul lato destro del capo in modo da tagliare a metà il sopracciglio e da passare sul lobo dell'orecchio. Il “Cappello piumato” è l'emblema per eccellenza del Corpo, un simbolo secondo solamente al Tricolore, espressione di una tradizione senza macchia. Il valore di tale affermazione fu dimostrato dal Ten. Col. Negrotti, Comandante del 23º Battaglione Bersaglieri, caduto sul Mrzli (campo trincerato di Gorizia) nel 1915, prima Guerra Mondiale. Colpito a morte pose il suo cappello sulla punta della sciabola, lo alzò ben in alto e lo lanciò al di là del reticolato nemico gridando: «Bersaglieri, quella è la vostra Bandiera! Andate a prenderla!».
Il fregio
Il fregio è in metallo di colore oro: bomba da granatiere con fiamma a sette lingue, cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. A differenza dei trofei delle altre armi, dove la fiamma sale dritta, quella del Bersagliere è inclinata, fuggente, quasi a rappresentare la corsa, l'assalto… la vita e la generosità.
La "garibaldina" (il cordone verde)
La garibaldina servì a sostenere la fiaschetta della polvere da sparo (che cadeva sul fianco destro) fino a quando non entrò in dotazione la cartuccia completa. Servì anche per le trombette ed i corni. Attualmente viene indossata con l'uniforme da parata. È priva di fondamento la diceria secondo la quale i cordoni verdi a "nodo scorsoio" sarebbero stati adottati dal La Marmora per sfida nei confronti degli Austriaci, i quali avrebbero definito i Bersaglieri «comuni banditi ben degni di essere impiccati».
La fanfara
La fanfara è nata con la prima compagnia di bersaglieri «…marciavano in testa dodici soldati colla carabina sulla spalla sinistra, tenendo nella destra corni da caccia con cui suonavano una marcia allegra, vivace e tale da far venire la voglia di correre anche agli sciancati…» (Quarenghi) era il 1º luglio 1836, la prima volta che i Bersaglieri uscirono dalla Caserma “Ceppi” in Torino, dove erano nati. Si può dire che quel brioso suono trascinatore è stato il sale del battesimo. Non concepibile una sfilata di Bersaglieri senza fanfara. Infatti l'atto costitutivo del 18 giugno 1836 stabiliva che per ogni compagnia vi fossero 13 trombette ed un caporale trombettiere. La riunione per l’addestramento musicale dei trombettieri delle varie compagnie diede origine alla fanfara di battaglione, che dopo pochi anni si formò come reparto a sé, mentre le compagnie continuarono a disporre di propri trombettieri.
Il colore cremisi
Il colore cremisi comparve nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali. Oggi è conservato nelle fiamme.
I guanti neri
I guanti neri vennero adottati, nel 1839, a soli tre anni dalla fondazione del Corpo. La Marmora li volle neri perché quelli sperimentati nello stesso anno, blu scuro come la divisa, perdevano il colore. Inoltre all’epoca il guanto calzato era un segno di signorilità e distinzione. Frutto, quindi, di strana fantasia le dicerie secondo le quali i guanti neri sarebbero stati segno di lutto per la morte di La Marmora o di Cavour o, addirittura, per una Bandiera perduta in combattimento nel 1849.
Il Fez

Il Fez dei bersaglieri
Il fez ha la sua origine in Marocco, ma i bersaglieri lo incontrarono in Crimea (1855), dove gli Zuavi, reparti speciali del Corpo di spedizione francese, entusiasmati dal valore dei Bersaglieri (Battaglia della Cernaia), offrirono il loro copricapo, il fez, in segno di ammirazione. Prima, i Bersaglieri portavano un “berrettino di maglia di cotone, che copriva le orecchie e poteva tenersi anche sotto il cappello”; di colore turchino aveva un fiocco rosso. Dopo il cappello piumato (chiamato vaira) il fez diventò, ed è tuttora, un elemento emblematico del Bersagliere. Come tale va considerato e trattato: non dev'essere riposto in tasca, né arrotolato in mano, né piegato sotto la spallina. La nappa azzurra (la "ricciolina") deve avere il cordoncino corto (max. 30 cm) in modo da consentirgli di dondolare rapido da una spalla all'altra.
La cantiniera dei bersaglieri
Mentre in Europa ogni esercito contava al suo interno un programmato numero di cantiniere, in Italia gli unici ad averle nel proprio organico furono i bersaglieri in numero di due su due battaglioni. Erano acquartierate in zone della caserma loro riservate, ricevevano il soldo ed il rancio del soldato ed erano le uniche autorizzate a seguire i reparti in battaglia essendo a loro volta armate.
Divisa da cantiniera
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